Apertura ed evento espositivo a Palazzo Morosini

febbraio > maggio 2019
Palazzo Morosini


Esposizione presso Palazzo Morosini e realizzazione di uno specifico volume.

Referenti Scientifici: Dott. Arch. Andrea Bellieni – Responsabile e conservatore del Museo Correr; Dott. Camillo Tonini – già Responsabile di collezioni storiche e catalogo del Museo Correr, Dott. Simone Guerriero ed il Dott. Vincenzo Mancini, rispettivamente, coordinatore e consulente scientifico dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini.

 

Abitazione della famiglia del doge Francesco, palazzo Morosini fu oggetto di interventi e cure che la resero una delle più importanti residenze patrizie della Venezia secentesca. In occasione delle celebrazioni, il palazzo verrà eccezionalmente aperto al pubblico che potrà accedere negli spazi vissuti dal doge e conoscere le vicende dell’edificio e dei suoi abitatori attraverso una mostra dedicata.

La mostra si propone di ricreare, per quanto possibile, l’atmosfera e le condizioni dell’epoca morosiniana, in modo da riportare il visitatore a uno dei momenti più gloriosi della sua millenaria storia e al tempo stesso avvicinarsi alla figura del capitano da mar.

E’ quindi prevista innanzitutto l’esposizione di alcune opere d’arte e oggetti altamente simbolici appartenuti al capitano e doge che un tempo facevano parte dell’arredamento della residenza.

Nel salone principale, il portego del piano nobile, sarà ricollocato, all’interno della cornice originaria in stucco ancora in situ, il celebre e spettacolare ritratto a figura intera del Peloponnesiaco ora custodito al Museo Correr.

Verranno poi posti all’attenzione del pubblico diversi oggetti, tra i quali, ad esempio, il corno dogale, lo stocco (o spada) e il bastone di comando di Morosini, che saranno fatti dialogare con il citato ritratto in veste di doge. Saranno altresì esibite alcune delle tele raffiguranti le 48 scene di battaglia che il Morosini aveva voluto distribuite sulle pareti del suo palazzo a gruppi di sei. Inoltre, dopo attenta valutazione delle condizioni di conservazione, sarà considerato anche il temporaneo trasferimento nel luogo di origine del grande stemma presente un tempo nell’atrio del palazzo.

Al fine di ricreare, come si è detto, l’atmosfera e l’aspetto del palazzo nell’epoca morosiniana, si farà ricorso a strumenti multimediali e tecnologici. Attraverso postazioni video – o in alternativa proiettate sulle pareti – verranno fatte scorrere le immagini dell’intero ciclo di dipinti che illustrano le battaglie e le vittorie della campagna di Morea. Sarà quindi questa l’occasione per vedere finalmente riunite assieme nel luogo originario queste opere ora conservate al Museo Correr, in parte esposte e in parte in deposito anche presso diverse sedi esterne.

Il progetto espositivo si propone altresì di ricreare alcuni altri scorci dell’allestimento e arredamento interno al momento della vendita del palazzo alla fine dell’Ottocento. Sulla base di fotografie storiche realizzate da Carlo Naya sul finire del XIX secolo, verranno quindi ricostituite virtualmente le pareti di quella che un tempo era la sala delle armi, attraverso la proiezione delle immagini con le composizioni di trofei militari, panoplie, sculture, tra cui il ritratto marmoreo del Peloponnesiaco, ora esposto nelle sale morosiniane del Museo Correr. Si valuterà, in tale contesto, l’inserimento anche di talune delle armi in originale.


Volume monografico su palazzo Morosini

IL PALAZZO DEL DOGE.
Palazzo Morosini in campo Santo Stefano

Campo Santo Stefano rappresenta certamente per Venezia una delle aree a più alta densità di significati simbolici. Sul grande campo tra il Canal Grande e Piazza San Marco si affacciavano e si affacciano ancora oggi i palazzi di alcune delle famiglie “di gran nome” del patriziato veneziano: il palazzo dei Pisani (oggi conservatorio Benedetto Marcello), quello dei Loredan già affrescato all’esterno da Giuseppe Porta (oggi sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti) e quello della famiglia Morosini che incorpora la casa dei Priuli un tempo dipinta sulla facciata da affreschi di Antonio Vassillacchi detto l’Aliense. Ereditato dai Priuli, il palazzo fu residenza di Pietro Morosini e poi dei figli Lorenzo e Francesco, il celebre Capitano da mar e doge. Con questi ultimi si procedette ad un riassetto sostanziale degli edifici, ad opera di architetti, scultori e pittori attivi tra il 1670 e la fine del secolo. Divenuto uno dei palazzi più prestigiosi di Venezia, lo stabile ospitò la collezione e gli arredi messi insieme dal doge Francesco nel corso della sua brillante attività militare e politica.

Trascurato, se non ignorato, finora dagli studi (nonostante l’esistenza di una documentazione sui lavori interni per molta parte inedita), il palazzo contenente fino alla fine dell’Ottocento gli oggetti cari al Peloponnesiaco (oggi nel Museo Correr) attende di essere adeguatamente illustrato nei tanti aspetti artistici e costrutti di gran valore che lo caratterizzano. Nessuna occasione meglio delle celebrazioni dell’illustre inquilino, in occasione del quarto centenario della nascita, si presta alla promozione di uno studio monografico approfondito che restituisca ad un pubblico più vasto la conoscenza e la memoria di un episodio artistico di grande importanza nel Seicento veneziano.

Per garantire una alta qualità scientifica del volume – curato da Vincenzo Mancini e Simone Guerriero, dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini e tra i maggiori esperti delle vicende artistiche della Venezia secentesca – saranno condotti gli opportuni approfondimenti archivisti e iconografici, che saranno affidati ad alcuni dei più rappresentativi e attrezzati studiosi della storia e dell’arte veneziana del Seicento. Forniranno contributi al volume: Giuseppe Gullino già docente di Storia Moderna presso l’Università di Padova, maggior conoscitore della figura di Morosini e autore della relativa voce nel Dizionario biografico degli italiani; Andrea Bellieni, direttore del Museo Correr di Venezia; Monica De Vincenti, tra i principali studiosi di arte e scultura veneta del Sei e Settecento, in particolare; Ruggero Rugolo e Massimo Favilla, autori di saggi e volumi sulla Venezia del Seicento.